Ematoma

Ematoma: cause, tipologie e come risolverlo | Brexidol

A cura della Redazione Brexidol

È un accumulo di sangue, per lo più coagulato, nei tessuti del corpo, che può verificarsi per diverse cause, anche se molto spesso è imputabile a un forte trauma. Cerchiamo di saperne di più. 

Probabilmente tutti almeno una volta nella vita abbiamo portato sul corpo un piccolo ematoma, magari in bella vista su una coscia o al ginocchio. Può succedere, per esempio, in seguito ad una caduta imprevista, con conseguente impatto su una superficie dura, o, ancora, a causa di un colpo subito nell’ambito di un infortunio sportivo o in seguito a incidenti domestici e/o automobilistici.
Non tutti gli ematomi, però, sono uguali: possono differire per caratteristiche, causa scatenante e per gravità. E se quelli che si formano a livello superficiale e di lieve entità generalmente si risolvono da soli, alcuni, soprattutto se localizzati in alcune parti del corpo, possono richiedere un intervento. Scopriamo nel dettaglio a che cosa ci si riferisce con il termine ematoma, le cause che possono determinarne la formazione e la sintomatologia che può accompagnarlo.

Che cos'è un ematoma

In generale con il termine ematoma si indica una raccolta di sangue che, in conseguenza della lesione di uno più vasi sanguigni (capillari, vene o arterie), è fuoriuscito dal circolo sanguigno e si è riversato nei tessuti o nelle cavità dell’organismo, dove va incontro più o meno rapidamente a coagulazione
Qualsiasi parte del corpo può essere interessata dalla formazione di un ematoma: alcuni sono profondi e quindi non evidenti, mentre sono visibili anche a occhio nudo quelli localizzati a livello sottocutaneo, che appaiono come macchie sulla pelle.

Tra gli accumuli di sangue sottocutanei sono considerati propriamente ematomi quelli con un diametro superiore ai 2 centimetri, per lo più frutto della lesione dei vasi sanguigni più grandi, mentre quelli di dimensione inferiore (1-2 centimetri), generalmente conseguenti alla rottura dei piccoli vasi sanguigni, sono chiamati ecchimosi (o comunemente lividi). Ancora più piccole di dimensioni sono poi le petecchie e la porpora: le prime sono macchioline di colore rosso vivo, di pochi millimetri di diametro, mentre la seconda, dalla colorazione viola, comprende macchioline che possono arrivare anche a un centimetro di grandezza. 

Come già accennato, quello sotto pelle non è l’unico tipo di ematoma, visto che la raccolta di sangue può interessare qualsiasi parte del corpo. Tra i principali ematomi, ricordiamo:

  • ematoma subugueale, che si sviluppa sotto il letto dell’unghia di una mano o di un piede, e risulta particolarmente doloroso;
  • ematoma auricolare (o otoematoma), che si forma nell’orecchio (per la precisione nel padiglione auricolare) e che, se non trattato adeguatamente, può portare a una deformità nota come “orecchio a cavolfiore”; questo tipo di ematomi sono comuni nei soggetti che praticano alcune attività sportive di contatto come arti marziali, boxe e wrestling;
  • ematoma settale, localizzato nel setto nasale;
  • ematoma periorbitale, ovvero il cosiddetto occhio nero, da non sottovalutare perché può essere associato a lesioni oculari che possono determinare danni alla vista;
  • ematoma intracranico, che è tra gli ematomi più pericolosi in quanto può determinare un aumento della pressione all’interno del cranio; a sua volta può essere
    • subdurale, se la raccolta di sangue si sviluppa tra la dura madre (la meninge più esterna) e l’aracnoide (la membrana meningea sottostante); 
    • epidurale, se il versamento ematico è localizzato tra il cranio e la dura madre;
    • intracerebrale (o intraparenchimale) se il sangue si accumula nei tessuti del cervello.

Generalmente l’ematoma si forma nella zona interessata dalla lesione del vaso sanguigno e dal conseguente sanguinamento, ma, poiché il sangue tende a spostarsi tra i tessuti per effetto della forza di gravità, è possibile che la raccolta ematica possa formarsi anche a distanza dal punto dell’emorragia: traumi alla base del cranio, per esempio, possono provocare ematomi nella zona delle palpebre.

Quali sono le cause di un ematoma

Generalmente gli ematomi sono conseguenza di un evento traumatico diretto che produce una contusione, ovvero una lesione, per compressione o schiacciamento, dei tessuti molli dell’organismo, senza compromettere l’integrità cutanea. A differenza di quanto accade in presenza di ferite, il sanguinamento che deriva dai vasi danneggiati non fuoriesce quindi all’esterno, ma si infiltra nei tessuti e nelle cavità circostanti, formando l’ematoma. Tanto più il trauma è violento e danneggia vasi sanguigni grandi, tanto più importante sarà il sanguinamento e quindi anche la dimensione della raccolta ematica.

La formazione di ematomi può essere imputabile anche ad alcune patologie che determinano alterazioni del normale processo di coagulazione e di riparazione dei vasi sanguigni, aumentando il rischio di emorragie, anche spontanee. In questi casi si formano più spesso accumuli di sangue di piccole dimensioni, come porpora e petecchie. È il caso per esempio dell’emofilia, una malattia genetica rara caratterizzata dalla mancanza parziale o totale di alcuni fattori della coagulazione sanguigna.
Anche una trombocitopenia, ovvero una riduzione del numero delle piastrine (componenti ematiche indispensabili per la coagulazione), può favorire la comparsa di ematomi; tale condizione può essere causata da diverse malattie, come la leucemia, alcune infezioni, malattie autoimmuni (come la porpora trombocitopenica idiopatica).

Gli ematomi possono formarsi anche come complicazione comune di molti interventi chirurgici. Infine va ricordato che terapie a base di antiaggreganti o anticoagulanti, ritardando appunto la coagulazione sanguigna, aumentano il rischio di sanguinamenti ed ematomi.

In generale un ematoma può svilupparsi a qualsiasi età, ma ci sono soggetti più esposti al rischio:

  • gli anziani, che oltre a seguire con maggiore frequenza rispetto ai giovani terapie anticoagulanti, hanno una maggiore fragilità vascolare e la pelle più sottile in quanto col passare del tempo la cute perde parte dello strato protettivo di grasso che aiuta a proteggere i vasi sanguigni dalle lesioni; 
  • i bambini, facilmente soggetti a traumi e urti.

Quali sono i sintomi di un ematoma

L’accumulo di sangue nei tessuti al di fuori del circolo sanguigno causa i sintomi di un’infiammazione: dolore e gonfiore (edema) della zona interessata (per via dell’accumulo di liquidi), cui si associano spesso una sensazione di tensione e calore locale e la formazione di una massa percepibile alla palpazione.

La sintomatologia dipende dal tipo di ematoma, in particolare dalla sua estensione (che a sua volta dipende dall’entità del trauma subito, dalle dimensioni e dal numero dei vasi danneggiati e anche dalle capacità di coagulazione del sangue) e dalla sua localizzazione. Se, infatti, lo spazio disponibile per l’accumulo di sangue è ampio, come può essere nella cavità addominale, anche un ematoma relativamente esteso può passare inosservato (o impiegare più tempo per palesarsi), mentre, dove lo spazio è limitato, anche una piccola raccolta di sangue può andare rapidamente a comprimere tessuti e organi vicini e provocare dolori o altri sintomi. Per questo, per esempio, un piccolo ematoma subungueale può essere molto doloroso e comportare anche il sollevamento e il distacco dell’unghia sovrastante.

Gli ematomi superficiali si vedono a occhio nudo e determinano la formazione di macchie sulla pelle, sollevate, gonfie e dolorose, di dimensioni e aspetto variabile a seconda del numero e del tipo di vasi lesionati. Hanno anche una colorazione che cambia nel corso del processo di guarigione, in conseguenza della degradazione cui va normalmente incontro l’emoglobina contenuta nei globuli rossi: inizialmente l’ematoma appare rosso, poi in genere nell’arco di un paio di giorni vira verso il blu-viola (a volte anche nerastro) e, dopo ancora 5-10 giorni, assume un colore giallo-verdognolo prima di diventare marroncino. In genere il completo riassorbimento dell’ematoma si ha nell’arco di circa un paio di settimane, terminate le quali la pelle torna alla normale colorazione. 

Se l’ematoma non accenna a migliorare dopo questo arco di tempo o addirittura aumenta di dimensioni, è bene sottoporsi a un controllo medico in quanto potrebbe esserci un sanguinamento ancora in corso. Lo stesso se dolore e gonfiore non migliorano e se compare febbre.
Anche se compaiono ematomi senza apparente motivo (quindi senza che ci sia stato un trauma) o in conseguenza di un evento traumatico molto leggero, che non ne giustificherebbe la comparsa, è meglio parlarne con il medico, per indagare eventuali problemi sottostanti.

Se nella zona interessata da un ematoma si avverte perdita di sensibilità o formicolio, associati a forte sensazione di dolore e di pressione, è necessario risolversi al pronto soccorso: questi disturbi potrebbero essere infatti i segnali di una sindrome compartimentale, condizione d’emergenza che si verifica quando un gruppo di muscoli in un’area circoscritta (solitamente quelli di mani, piedi, braccia e gambe) vengono sottoposti (di solito dopo un trauma) a un aumento di pressione tale da ridurre o bloccare il flusso sanguigno (impedendo, quindi, l’apporto di ossigeno e sostanze nutritive). Se non viene trattata rapidamente può portare a danni muscolari permanenti.

Come prevenire la formazione di un ematoma

Poiché, come già visto, gli ematomi sono spesso risultato diretto di un trauma, le strategie di prevenzione si basano su tutti gli accorgimenti che possono aiutare a ridurre il rischio di andare incontro a eventi traumatici; è facile, però, comprendere come non sia possibile escludere completamente la possibilità di incidenti e infortuni, che, per definizione, sono fatti imprevedibili.

Alcuni consigli utili al riguardo comprendono: 

  • praticare attività sportiva con adeguate attrezzature e il dovuto allenamento;
  • indossare protezioni e caschi quando richiesto (per esempio in bici, in moto o praticando determinati sport di contatto);
  • avvalersi di luci adeguate quando si cammina in aree poco illuminate;
  • eliminare dall’ambiente domestico elementi di inciampo che potrebbero favorire cadute.

In alcuni casi di contusione, può aiutare ad accelerare il processo di guarigione, limitando la formazione e l’espansione di un eventuale ematoma, l’attuazione, nelle prime 24-48 ore, del cosiddetto protocollo RICE (così chiamato dalle iniziali in inglese delle quattro azioni che lo compongono):

  • Rest (riposo): ridurre i movimenti che coinvolgono l’area colpita;
  • Ice (ghiaccio): impacchi freddi sulla zona interessata provocano una vasocostrizione, limitando quindi il sanguinamento, e contrastano dolori e gonfiore;
  • Compression (compressione): applicare un leggero bendaggio elastico o una fasciatura della parte colpita per aiutare a ridurre il gonfiore, senza però stringere troppo per non ostacolare la circolazione;
  • Elevation (elevazione): si solleva la parte interessata sopra il livello del cuore; questo consente di ridurre l’afflusso di sangue, evitando che l’ematoma si espanda, di favorire il riassorbimento dei liquidi e di ridurre quindi l’edema.

Inoltre, se l’ematoma è accompagnato da dolore locale, l’eventuale applicazione locale di farmaci antinfiammatori topici (sotto forma di pomate, gel, cerotti medicati) può aiutare a lenire infiammazione e dolori.
Buona parte degli ematomi superficiali si risolve da solo, nell’arco di due o più settimane (a seconda dell’estensione), per cui, se si è consapevoli dell’evento che li ha scatenati, la loro formazione non dovrebbe preoccupare troppo (fermo restando l’attenzione a eventuali sintomi descritti in precedenza).

Ricordiamo invece che in seguito a traumi che possono aver prodotto ematomi profondi, meglio sottoporsi a un controllo da parte di personale sanitario per verificare l’eventuale presenza dell’ematoma e valutare il da farsi: a volte è sufficiente un monitoraggio nel tempo per tenerne sotto controllo l’evoluzione. Solo nei casi più seri può essere necessario intervenire, anche chirurgicamente, per risolvere l’ematoma.

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