Costocondrite: cause, diagnosi e trattamenti

Costocondrite: cause, diagnosi e trattamenti | Brexidol

A cura della Redazione Brexidol

La costocondrite (nota anche come “dolore al torace”, “sindrome costosternale” o “condrodinia costosternale”), è una condizione dolorosa benigna localizzata a livello del torace che può insorgere apparentemente senza motivo e che deve essere affrontata con pazienza e senza ansia, fino alla sua risoluzione spontanea, di norma completa nella totalità dei casi.

Benché abbastanza fastidiosa e lenta da far guarire, nella maggior dei pazienti la costocondrite, ovvero una condizione dolorosa a livello del torace, non è associata a gravi patologie né a rischi per la salute generale e non lascia sequele a lungo termine. Dopo alcune settimane (talvolta, alcuni mesi) di disagio, il disturbo se ne va così com’è venuto e si può ricominciare a svolgere in piena serenità e benessere tutte le attività abituali.

Ciò che conta è non trascurare il sintomo, ma sottoporlo alla valutazione del medico, per essere certi che si tratti proprio di costocondrite ed escludere la possibile presenza di un’altra malattia che potrebbe manifestarsi con un dolore toracico-sternale molto simile, meritevole di trattamento specifico.

Costocondrite: che cos'è?

Il dolore alla parete toracica tipico della costocondrite è causato dall’infiammazione della cartilagine delle articolazioni che connettono le costole allo sterno, chiamate “articolazioni sternali” o “giunzioni costocondrali”. Rimane però da chiarire che cosa inneschi questo processo infiammatorio del tessuto cartilagineo nei diversi casi.

I fattori di rischio e le condizioni più probabilmente chiamate in causa nell’insorgenza della costocondrite comprendono:

  • un trauma (una concussione o lesione conseguente a cadute, incidenti automobilistici o domestici, infortuni sul lavoro o durante lo sport ecc.);
  • uno sforzo fisico che sollecita i muscoli intercostali (sollevamento di pesi eccessivi, uso troppo intenso di un braccio o entrambi, esecuzione di movimenti bruschi non fisiologici, tosse intensa ecc.);
  • infiammazione delle articolazioni su base immunitaria e/o degenerativa (come in caso di artrite reumatoide, spondilite anchilosante, artrosi ecc.);
  • infezioni articolari (da parte di microrganismi patogeni in grado di infettare le articolazioni);

La costocondrite interessa più spesso le donne rispetto agli uomini, soprattutto dopo i 40 anni. Un disturbo simile, ma più raro, chiamato “sindrome di Tietze”, si riscontra invece principalmente tra gli adolescenti e i giovani adulti, con frequenza sovrapponibile nei due sessi. In quest’ultimo caso, oltre al dolore, a livello della cartilagine costale coinvolta è presente anche un gonfiore variabile, che può persistere anche dopo che il dolore si è esaurito.

In genere, una volta passati il dolore e l’infiammazione, la costocondrite può dirsi completamente risolta in modo definitivo, ma in alcuni pazienti il problema può ripresentarsi, soprattutto se all’origine erano presenti specifici fattori di rischio che non sono stati rimossi o adeguatamente compensati (per esempio, un’artrite o un’infezione non ben trattate).

Come riconoscere la costocondrite: i sintomi

Il dolore di tipo infiammatorio, ossia acuto e associato a sensazione di bruciore e calore, è il sintomo principale e più tipico della costocondrite, che quando compare può generare una certa ansia.  Dal momento che l’infiammazione a carico della cartilagine costale si estende anche ai muscoli e sollecita le innumerevoli terminazioni dei nervi presenti a livello della gabbia toracica, i sintomi della costocondrite vengono notevolmente peggiorati da ogni tipo di movimento del busto e delle braccia: non soltanto quelli che comportano uno sforzo fisico significativo, ma anche azioni banali che aumentano la tensione muscolare, come girarsi nel letto, alzarsi dal divano o infilare un maglione. 

Altre circostanze che peggiorano il dolore della costocondrite sono l’applicazione di una pressione sul torace (tocco, massaggi, abbracci, uso della cintura di sicurezza o di borse a tracolla ecc.), la respirazione profonda, gli starnuti e i colpi di tosse, la posizione sdraiata e l’estensione di un braccio verso l’alto.

Diagnosi: a chi rivolgersi?

La diagnosi della costocondrite viene emessa per “esclusione”, dopo aver verificato attraverso la valutazione clinica e alcuni esami strumentali che all’origine della sintomatologia non vi siano altre malattie, in particolare di tipo cardiologico (il dolore toracico della costocondrite può in alcuni casi ricordare quello dell’infarto, dell’angina o altre patologie cardiache), polmonare, gastroenterico (in particolare a carico di esofago, stomaco e fegato) e reumatico.

Durante la visita il medico indagherà le modalità di insorgenza del disturbo (circostanze e tempistiche) e la storia clinica individuale (patologie acute e croniche presenti o sperimentate in precedenza). Inoltre, esaminerà la zona toracica, per rilevare possibili zone di rigidità, gonfiore o sensibilità alla pressione, ed effettuerà alcune manovre di mobilizzazione della gabbia toracica e delle braccia per verificare quali movimenti e quale posizione fanno acuire il dolore per riconoscere le strutture più probabilmente interessate dall’infiammazione (muscoli intercostali, cartilagini, tessuto di rivestimento ecc.). Verrà anche chiesto di effettuare qualche respiro profondo in corso di auscultazione del torace.

Se il tipo di dolore rilevato è chiaramente riferibile alla costocondrite, non saranno necessarie ulteriori indagini; viceversa, in relazione alla malattia che si sospetta essere alla sua origine, potrà essere necessario sottoporsi a ulteriori indagini strumentali e di laboratorio.

La valutazione del dolore toracico da parte del medico deve essere particolarmente attenta (e il più possibile tempestiva) in caso di pazienti con più di 50 anni, con fattori di rischio cardiovascolare (ipertensione, colesterolo alto, fumo, obesità, familiarità) o patologie cardiovascolari note, attuali o pregresse. In questi casi, infatti, ci sono maggiori probabilità che i sintomi retrosternali siano dovuti a una sindrome coronarica acuta (ACS). Oltre alle ACS, altre patologie che entrano in diagnosi differenziale con la costocondrite che il medico deve considerare comprendono la dissecazione dell’aorta, il pneumotorace, la polmonite, l’embolia polmonare e la rara, ma possibile, lesione dell’esofago.

Segni d’allarme da tenere in considerazione in caso di dolore al petto o alla gabbia toracica, in quanto indicativi di possibili patologie diverse dalla costocondrite comprendono:

  • irraggiamento del dolore alla spalla e al braccio sinistro e, eventualmente, anche alla zona superiore sinistra della schiena, potenzialmente dovuto a un problema al cuore, in particolare a un infarto;
  • irraggiamento del dolore alla spalla e al braccio, da uno o entrambi i lati, di norma associato a parestesie (formicolii, alterazioni della sensibilità), dolore al collo, mal di testa, spesso riferibili alla presenza di artrosi a carico della colonna cervicale;
  • presenza di febbre, che deve far sospettare la presenza di infezioni alle ossa o una polmonite;
  • riscontro di gonfiore localizzato a livello del seno o altri cambiamenti della mammella, da sottoporre all’attenzione del medico e da valutare con esami specifici.

Valutato che un dolore al torace può rivelarsi in una semplice costocondrite, ma può anche essere il sintomo di patologie ben più grave, è sempre opportuno rivolgersi al medico, e nel caso in cui abbia un esordio improvviso è fortemente raccomandato recarsi al Pronto Soccorso.

Trattamenti per la costocondrite

Nei casi di costocondrite “pura”, nei quali il dolore toracico non è comparso come conseguenza di altre condizioni né può essere riferito a specifiche cause modificabili, l’unico approccio terapeutico attuabile consiste nel cercare di alleviare il sintomo, in attesa che il disturbo passi da solo.
Per farlo si possono utilizzare farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), che attenuano l’infiammazione e hanno effetti antidolorifici rapidi, sia quando vengono applicati localmente (per esempio, sotto forma di gel o cerotto a lento rilascio) sia quando vengono assunti per bocca. 

Un rimedio “domestico” che può aiutare a diminuire i disagi causati dalla costocondrite consiste nell’applicazione periodica di impacchi caldi sulla zona interessata dal dolore. D’altro canto, se l’infiammazione è in fase acuta, può essere più utile un impacco freddo con ghiaccio. Soltanto dopo aver sperimentato questi rimedi per alcuni giorni, se il dolore al torace non si attenua in modo apprezzabile neppure a riposo e/o impedisce di dormire, il medico potrà prescrivere trattamenti antinfiammatori più potenti oppure il ricorso all’elettrostimolazione transcutanea (Transcutaneous electrical nerve stimulation, TENS), che riduce la trasmissione degli stimoli dolorosi dai muscoli al midollo spinale e al cervello, promuove la riduzione della tensione muscolare e sembra stimolare anche il rilascio di endorfine (sostanze analgesiche naturalmente prodotte dal corpo).

Come già accennato, a prescindere dalla terapia utilizzata, un aspetto chiave della gestione della costocondrite è il riposo, indispensabile sia per minimizzare le sollecitazioni dolorose sia per evitare stress sfavorevoli a carico delle cartilagini e dei muscoli infiammati, aumentando le possibilità di recupero in tempi brevi.  Soltanto in un secondo momento, dopo risoluzione del disturbo acuto, si può considerare un ciclo di fisioterapia, per rinforzare i muscoli intercostali, del braccio e della spalla e imparare movimenti più ergonomici e sicuri. La fisioterapia è consigliabile soprattutto se la costocondrite è insorta durante la pratica di uno sport o di un’attività lavorativa che impone uno stress eccessivo ai muscoli intercostali.

Anche se il dolore toracico viene attenuato in modo rapido ed efficace dall’uso di FANS o dalla terapia fisica, non si deve avere troppa fretta di tornare alle attività abituali (soprattutto quelle che coinvolgono il braccio e la spalla), pensando che il disturbo sia guarito perché si rischierebbe di peggiorare la situazione e allungare i tempi del recupero effettivo. Per non sbagliare, è sempre bene chiedere consiglio al medico anche su questo fronte e seguire le sue indicazioni.

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