Provare dolore è un’esperienza comune, anzi il dolore è probabilmente il disturbo sintomatico più comune in medicina. Ne faremmo volentieri a meno, perché è un’esperienza spiacevole, eppure è importante: se non si provasse dolore ci si potrebbe ferire seriamente senza accorgersene o si rischierebbe di non scoprire un problema medico che necessita di cura. Può, quindi, essere un importante campanello d’allarme che ci segnala che qualcosa non va. 

Il dolore ha caratteristiche molto varie: per esempio, può essere sordo, pungente, bruciante, lancinante, penetrante. Anche l’intensità può essere variabile, da lieve a moderato o severo; può essere localizzato in un’area del corpo specifica oppure generalizzato; può andare e venire o essere costante. Si può distinguere inoltre in dolori acuti, se si manifestano solitamente all’improvviso e sono di breve durata (in genere meno di tre mesi) o cronici, se persistono in modo prolungato (in genere da tre a sei mesi o più). 

In ogni caso è un’esperienza di cui ci si vuole liberare. Il trattamento del dolore dipende dalla tipologia e anche dalla causa sottostante, ma, in generale, tra i metodi più utilizzati per alleviarlo ci sono sicuramente i farmaci antidolorifici. Proprio su di essi ci concentriamo qui di seguito, spiegando che cosa sono, come agiscono, quali sono le indicazioni e le controindicazioni, con un’attenzione specifica ai prodotti analgesici per uso topico, ovvero quelli che vengono somministrati localmente, tramite applicazione sulla pelle o sulle mucose, per esempio sotto forma di creme, pomate, gel, schiume, cerotti.

Cosa sono gli antidolorifici (o analgesici) e a cosa servono

Un antidolorifico o analgesico è un medicinale in grado di alleviare il dolore. I farmaci che possono essere definiti antidolorifici sono molti e diversi tra loro, anche per modalità di azione, perché possono agire sui vari percorsi e fattori che entrano in gioco nella trasmissione e nella percezione del dolore.

Il dolore è infatti un'esperienza complessa, sensoriale ed emotiva. A livello sensoriale si parla di nocicezione per indicare il processo di rilevazione, da parte dei recettori del dolore (detti appunti nocicettori) posti nei tessuti (nella pelle, nelle articolazioni, nei visceri, nelle ossa e nei muscoli), di stimoli nocivi di vario tipo (termici, meccanici, chimici), la loro trasformazione in impulsi elettrici (trasduzione) e la loro trasmissione al sistema nervoso centrale. A livello spinale e cerebrale, il messaggio nocicettivo viene modulato (ovvero controllato, inibito o amplificato), e percepito, con conseguente presa di coscienza del dolore. Nella modulazione e nella percezione del segnale doloroso intervengono anche componenti cognitive ed emotive. 

I farmaci antidolorifici, come dicevamo, possono agire in vario modo: ci sono, per esempio, rimedi che agiscono a livello periferico, ostacolando la trasduzione degli stimoli dolorosi, così come sostanze che, invece, intervengono a livello centrale, sulla modulazione e sulla percezione del dolore. 

Tra i farmaci antidolorifici ricordiamo:

  • il paracetamolo, un principio attivo tra i più utilizzati contro il dolore. A seconda del dosaggio rientra tra i farmaci da banco o tra quelli che richiedono la prescrizione medica. È indicato in particolare nel trattamento del dolore da lieve a moderato. È caratterizzato da buona efficacia e bassa tossicità, non ha particolari effetti indesiderati, tanto che può essere assunto anche durante la gravidanza e l’allattamento e la sua somministrazione è possibile anche ai neonati. Dosi eccessive, invece, possono comportare danni al fegato o ai reni
  • farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). In questa categoria non rientra una sola classe di farmaci, ma un gruppo eterogeneo. Sono disponibili in diverse formulazioni, sia in dosaggio da banco che su prescrizione. Risultano tra i più prescritti come antidolorifici e sono particolarmente indicati per il dolore da lieve a moderato. Sono generalmente considerati sicuri se usati per brevi periodi alla dose efficace più bassa, ma, in caso di assunzione per bocca, non sono privi di effetti collaterali soprattutto a carico della mucosa dello stomaco (che possono indurre per esempio nausea o vomito), del sistema renale e cardiovascolare.
  • Esistono poi altre classi di farmaci antidolorifici che per le loro caratteristiche vanno utilizzati in particolari condizioni e soprattutto sotto stretto monitoraggio medico.
  • La terapia antidolorifica più adatta viene determinata sulla base di tipologia ed entità del dolore, in relazione anche alla diagnosi delle condizioni sottostanti ad esso, oltre che sulle base delle caratteristiche del farmaco, della sua efficacia e della sua tollerabilità. 

Antidolorifici e antinfiammatori: qual è la differenza

Gli antinfiammatori sono solo una delle tipologie di farmaci antidolorifici, cioè che permettono di dare sollievo dal dolore, ma sono tra quelli più utilizzati. 
Il fatto che si chiamino antinfiammatori evidenzia il loro principale meccanismo di funzionamento: essi, infatti, sono efficaci in presenza di un’infiammazione, che altro non è che una reazione immediata di difesa che l’organismo attiva contro qualsiasi stimolo nocivo, come un’infezione virale o batterica o danni ai tessuti di origine chimica, fisica, termica. Con l’infiammazione si verificano una serie di reazioni, tra cui un aumento del flusso sanguigno, il richiamo, nella zona dell’infezione o del danno, di cellule e molecole del sistema immunitario, e la conseguente comparsa di calore, arrossamento, gonfiore, perdita di funzioni e dolore. 

I FANS esplicano la loro azione antinfiammatoria principalmente inibendo l’attività di un enzima, chiamato ciclossigenasi (COX), che regola il metabolismo dell’acido arachidonico. In pratica, bloccando questo enzima, si impedisce che l’acido arachidonico sia convertito in altre sostanze, come le prostaglandine, che consentono la comparsa e il perdurare dell’infiammazione. Queste stesse sostanze entrano in gioco anche nella nocicezione: possono sia attivare direttamente i nocicettori sia diminuire la loro soglia di attivazione, favorendo la trasduzione degli stimoli dolorosi. Per questo i FANS, interferendo con la loro produzione, svolgono un’azione anche analgesica.

Antidolorifici ad uso topico: come agiscono

Gli antidolorifici sono disponibili in varie formulazioni. Si può ricorrere alla somministrazione di analgesici per bocca o tramite iniezione o flebo, ma molti possono essere somministrati anche localmente, con metodi topici. 

I farmaci topici sono generalmente formulati in gel, schiume, pomate, creme, spray, lozioni, cerotti o patch, vengono applicati esternamente e vengono assorbiti attraverso la pelle, esercitando i loro effetti vicino al punto di applicazione, con ridotto assorbimento e diffusione a livello sistemico (cioè in tutto il corpo), presentando un indubbio vantaggio in termini di sicurezza: essendo progettati per il trattamento del dolore localizzato, hanno effetti sistemici minimi e questo si traduce in un minor rischio di effetti indesiderati a livello generale, anche se in alcuni casi possono verificarsi a livello cutaneo.

Quando ricorrere agli antidolorifici ad uso topico

Tra gli antidolorifici topici, i FANS ad uso topico sono probabilmente i più utilizzati, considerato che comprendono anche dosaggi da banco, cioè acquistabili in farmacia senza la prescrizione del medico e utilizzabili quindi per l’automedicazione seguendo le indicazioni presenti sul foglietto illustrativo. 

In generale i farmaci antinfiammatori non steroidei topici sono indicati soprattutto per dolori da lievi a moderati, superficiali e localizzati, di origine traumatica o reumatica, ossia dolori muscolari e dolori articolari a carico in particolare di braccia, mani, gambe, piedi, schiena

Trovano quindi frequente impiego nel trattamento dei sintomi di disturbi infiammatori dolorosi acuti quali traumi, sportivi e non, e lesioni da uso eccessivo, anche queste non imputabili solo allo sport (come distorsioni, strappi o stiramenti a un muscolo, tendiniti, lesioni ai legamenti e alle articolazioni), mal di schiena cervicale e lombare, artrite.
Possono essere prescritti anche nel trattamento di condizioni muscolo-scheletriche croniche, come l’artrosi, in particolare quando è associata a dolore da lieve a moderato e quando sono colpite solo poche articolazioni (come ginocchio e polso). Tendenzialmente, vanno applicati sulla pelle intatta, senza ferite.

Con le preparazioni topiche dei farmaci antinfiammatori non steroidei, l'assorbimento sistemico e i possibili effetti collaterali sono ridotti, ma in ogni caso, per la prevenzione di eventuali rischi dati da interazioni con altri farmaci e per valutare se ci sono controindicazioni, è bene rivolgersi al medico prima di farvi ricorso, anche in caso di dosaggi da banco, se: 

  • si hanno più di 65 anni di età o meno di 16
  • si è in gravidanza o si sta allattando
  • in passato se hanno avute reazioni allergiche a un FANS
  • si è affetti da asma
  • si soffre o si è sofferto di ulcera
  • si soffre di problemi cardiaci, epatici, renali, circolatori, intestinali o di pressione alta
  • si stanno seguendo altre terapie farmacologiche (per esempio altri FANS, farmaci anticoagulanti, per la pressione alta, antidepressivi).

Il medico va consultato anche se, dopo un breve periodo di trattamento (in genere alcuni giorni), i sintomi non migliorano o peggiorano.

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